Fabbrica d’armi Pietro Beretta: la più antica azienda manifatturiera del mondo, per altro gestita sempre dalla stessa famiglia che il prossimo anno taglierà il traguardo dei 500 anni di attività. Una realtà imprenditoriale e produttiva che non ha eguali: una complessa scia di eredità che prende le mosse da tre ingredienti fondativi sempre attuali: le persone di Gardone Val Trompia con il loro genius loci in questo settore economico (questo luogo è conosciuto nel mondo come la “valle delle armi”), l’etica del lavoro dei vari Capitani d’industria che si sono susseguiti e la capacità continua di innovare, di lasciare il segno, di creare benessere
“Essere Cavaliere del Lavoro significa saper trasformare l’iniziativa privata in impegno responsabile verso la comunità: un riconoscimento non solo al risultato economico, ma all’etica dell’impresa, all’innovazione e alla coesione sociale”. Questo il pensiero del Cavaliere del Lavoro Ugo Gussalli Beretta, insignito dell’Onorificenza il primo giugno del 2001 con decreto dell’allora Presidente Ciampi. Ritirato dalla vita operativa d’azienda da dieci anni, il Cavalier Gussalli Beretta, quattordicesima generazione della dinastia industriale, resta prezioso mentore e consigliere per i due figli che ne hanno raccolto l’eredità: Pietro e Franco, rispettivamente Presidente di Beretta Holding e Presidente di Fabbrica d’armi Beretta. Ma l’azienda Beretta può annoverare altri due insigniti nella sua storia: si tratta dei predecessori Pier Giuseppe Beretta (1969, Saragat era il Presidente della Repubblica) e del padre di quest’ultimo, Pietro Beretta (1922, firmato dal Re Vittorio Emanuele III di Savoia).
Ma c’è un ulteriore forte legame fra la famiglia Beretta e questa importantissima onorificenza: la profonda stima e amicizia che hanno legato Pietro Beretta a Giuseppe Zanardelli, lo statista bresciano che fu inventore del titolo di Cavaliere del Lavoro nel 1901 che allora assumeva la denominazione in “Ordine Cavalleresco al merito Agrario, Industriale e Commerciale”. Di Zanardelli, la famiglia Beretta conserva tutt’oggi un imponente mezzo busto marmoreo all’interno dell’ingresso nobile della residenza privata di Gardone Val Trompia. Invece, per il predecessore Pier Giuseppe Beretta c’è un passaggio molto intenso del discorso che Ugo Gussalli Beretta, da Presidente di Fabbrica d’armi, ha tenuto subito dopo la morte dell’avo avvenuta nel 1994: “Egli ha lasciato detto che si scrivessero sulla sua tomba le parole di Benedetto Croce: “La morte sopravverrà a metterci in riposo, a toglierci di mano il compito cui attendevamo, ma essa non può fare altro che interromperci perché in ozio stupido essa non ci può trovare””.
Il Cavaliere Ugo Gussalli Beretta nel celebre giardino di Villa Beretta
Classe 1937, nato a Brescia, Ugo Gussalli Beretta ha frequentato il liceo svizzero Jaccard di Pully per poi iscriversi all’Università per gli Stranieri di Perugia. In azienda entra da poco più che ventenne e, nel 1964, assume la carica di Direttore Commerciale che manterrà fino al 1975 quando viene nominato Condirettore Generale. Nel 1993 diventa presidente della società: carica che ha mantenuto fino al giugno del 2015.
“Da 70 anni, – racconta Ugo Gussalli Beretta – entro in azienda con lo stesso rispetto con cui entrava chi mi ha preceduto, e con lo stesso spirito con cui oggi lo fanno i miei figli. È un ciclo che si compie, una continuità che dà senso al tempo. Qui a Gardone Val Trompia il lavoro non è un dovere, ma una vocazione da tramandare: un modo di essere, di costruire, di restituire. L’azienda diventa così un luogo comune, dove il passato dà radici e il futuro dà direzione. È questa la forma più alta di eredità”.
In un mondo che cerca sicurezza, equilibrio e autenticità, l’Azienda sceglie di rispondere con visione e coraggio. La sua storia non è solo quella di un marchio industriale, ma di una comunità di persone, di Lavoratori, che condividono un’idea: costruire futuro nel rispetto della natura, della tradizione e dell’impegno umano. La parola che guida ogni decisione di Beretta è “Rispetto”; la stella polare dell’agire quotidiano. Rispetto per il territorio in cui opera e per le persone che lo popolano: il fine è quello di creare benessere diffuso tramite il lavoro e garantire la trasmissione di un sapere antico alle nuove generazioni. Perché Beretta è un’azienda altamente moderna: ogni Presidente ha lasciato la sua impronta e ha sempre compiuto sostanziali passi in avanti, talvolta anche diventando dei veri pionieri. “Ogni innovazione nasce dalle persone: tecnici, artigiani, ingegneri, uomini e donne che condividono passione e competenza – spiega ancora Gussalli Beretta –. È a loro che l’Azienda ha scelto di affidare il futuro, tutelando l’occupazione, investendo nella sicurezza, nella salute e nel benessere attraverso progetti dedicati e diffusi”.
Il Cavaliere Ugo Gussalli Beretta viene insignito dell'Onoreficenza il giorno 1 giugno 2001. Foto di Massimo Sestini.
Che la si guardi dalle montagne della Val Trompia o dal moderno stabilimento produttivo di Gallatin (Tennessee, Stati Uniti), Beretta rappresenta un raffinato ed efficiente intreccio fra passato e futuro, tradizione e innovazione. Il metallo, il legno, l’acqua: elementi che da secoli raccontano la stessa storia. Una storia di mani che creano, di idee che evolvono, di un’Azienda che continua a guardare avanti con lo sguardo fiero di chi sa da dove viene e dove vuole arrivare. Sì, perché, prendendo sempre spunto dalle parole del Cavalier Ugo, “fare impresa oggi significa mettere in equilibrio innovazione, etica e comunità: solo così si diventa davvero motore di progresso”.
Il progresso, si sa, è nulla se non poggia le sue fondamenta su di un solido passato. E allora, scartabellando nell’archivio storico dell’azienda, si trova questa supplica del 20 aprile del 1683 firmata dal “fabbricante di armi e canne” Giovanni Beretta, all’epoca sindaco di Gardone Val Trompia, e indirizzata al Capitanio di Brescia che poi la trasmise al Senato della Repubblica di Venezia: “Ai piedi di Vostra Eccellenza, dignitissimo Rappresentante della publica Maestà, s’humilia la Maestranza di Gardone. Questa, che nata fra monti, nudrita tra il ferro, allevata nelle fucine, da queste pure ricava quel sostentimento che la mantiene, e sol tanto che a forza di pesanti martelli travagliando sopra le incudini, abbronzata dal continuo calor de gli accesi carboni, vaglia per campar la vita. Se questo lavorerio gli manca, gli manca per conseguenza la vita stessa”. Ecco, questa frase è un documento di straordinaria potenza etica e antropologica: un manifesto dell’antica etica del lavoro che plasma l’identità delle comunità artigiane e manifatturiere. Quando si afferma che “se questo lavorerio gli manca, gli manca per conseguenza la vita stessa”, non si parla solo di fame materiale: si parla della perdita dell’anima, dell’identità stessa della comunità. Il lavoro non è strumento, è l’essenza. In questa visione si concentra l’antica e l’attuale etica operosa della Valle Trompia, dove la dignità nasce dal fare, non dal possedere. È il lavoro inteso come “destino condiviso”, come atto di continuità tra uomo, materia e natura. Un’etica che oggi, in un mondo sempre più immateriale, risuona come un richiamo potente alle radici della civiltà del fare.
“Ecco perché io credo fortemente che – dice Ugo Gussalli Beretta – essere Cavaliere del Lavoro significa credere che il merito, la responsabilità e la solidarietà non siano parole astratte, ma scelte quotidiane. Significa testimoniare che l’etica d’impresa è la vera forza competitiva del nostro Paese. È un onore che richiama alla sobrietà, non alla celebrazione: perché dietro ogni azienda ci sono storie di sacrificio, di visione e di fiducia nel lavoro come strumento di libertà e progresso”.
Ma allora vale la pena andare un po’ nel profondo della storia di questa azienda così antica, ma sempre attualissima. La storia della famiglia Beretta affonda le sue radici nel cuore del Rinascimento. È il 3 ottobre 1526 quando Mastro Bartolomeo Beretta di Gardone consegna all’Arsenale di Venezia 185 canne d’archibugio, ricevendo in cambio 296 ducati. Quel semplice documento di pagamento — la prima “fattura” conservata nell’Archivio di Stato di Venezia — segna l’inizio ufficiale di una tradizione che, in realtà, affonda le sue origini in generazioni ancora precedenti.
Da quel momento prende vita una dinastia di artigiani e imprenditori che, di padre in figlio, tramandano conoscenze, valori e segreti di mestiere. Da Bartolomeo a Jacopo, da Giovannino a Giovan Antonio, la fucina di Gardone diventa un simbolo di continuità e qualità. Nell’Ottocento, Pietro Antonio Beretta dà nuovo impulso all’attività: viaggia per l’Italia, perfeziona le tecniche di lavorazione e fonda ufficialmente la Fabbrica d’Armi Pietro Beretta, aprendo la via a una moderna organizzazione industriale. Suo figlio Giuseppe amplia i mercati e introduce macchinari d’avanguardia, gettando le basi della crescita internazionale.
Il Cavaliere Ugo Gussalli Beretta durante una battuta di caccia
Con l’inizio del Novecento, Pietro Beretta trasforma l’azienda in un modello di modernità: sviluppa nuove tecnologie, registra brevetti, aumenta la produzione e crea armi entrate nella storia, come la pistola semiautomatica 1915, il moschetto automatico 1918 e il celebre MAB 1938. Nel 1923 nasce anche l’iconico simbolo delle tre frecce di D’Annunzio, divenuto il logo ufficiale dell’azienda nel 1949.
Negli anni successivi, Giuseppe e Carlo Beretta portano l’impresa verso l’internazionalizzazione, avviando attività produttive all’estero e lanciando modelli destinati a diventare leggendari: dal BM59 e la PM12 ai fucili da caccia S55 e A300. Nel 1975 nasce la Beretta 92, destinata a divenire una delle pistole più diffuse e riconosciute al mondo.
Con la quattordicesima generazione, guidata dal Cavaliere Ugo Gussalli Beretta, l’azienda entra pienamente nell’era globale. L’apertura di una sede negli Stati Uniti d’America, Beretta USA, rappresenta senza dubbio l’idea, la progettualità e la realizzazione più importante del Cavaliere durante la sua Direzione: nata inizialmente come una sede commerciale con un piccolo reparto produttivo ad Accokeek (Maryland, una manciata di miglia a Sud di Washington DC), è presto diventata un pilastro strategico del gruppo. La vittoria, nel 1985, della prestigiosa commessa per la fornitura della pistola M9 alle Forze Armate degli Stati Uniti — versione militare della celebre 92FS — segna un traguardo storico e sancisce definitivamente la presenza del marchio nel mercato americano. Da quel momento, la sede statunitense si trasforma in un centro industriale di riferimento, evolvendosi fino all’attuale stabilimento di Gallatin, in Tennessee, inaugurato nell’aprile del 2016, lasciando che la sede originaria del Maryland diventasse il centro nevralgico decisionale. Tutti questi sviluppi non rappresentano soltanto un’espansione produttiva oltre Oceano, ma esprimono un potente rafforzamento dell’immagine e della credibilità internazionale del marchio Beretta. Proprio grazie a questa presenza negli Stati Uniti, il Brand consolida ulteriormente il valore e il prestigio dei prodotti realizzati a Gardone Val Trompia, cuore storico e tecnologico dell’azienda.
Parallelamente, la visione del Cavaliere introduce la diversificazione: abbigliamento tecnico, accessori e boutique di lusso. Dal primo flagship store di New York nel 1995 alle Beretta Gallery nelle principali capitali del mondo, il marchio continua a rappresentare un equilibrio unico tra tradizione artigiana e spirito innovativo. Ora la storia continua con la governance affidata ai due figli: Pietro e Franco. Sotto la loro guida, Beretta Holding e Fabbrica d’armi hanno aumentato e consolidato la loro posizione di leadership globale puntando sempre sulle persone come chiave del successo. Persone a cui è stata affidata la visione aziendale in ambito di innovazione, digitalizzazione e sostenibilità. Il mondo Beretta oggi rappresenta un modello di business unico con lo stesso cuore di 500 anni fa: la ricerca della qualità senza compromessi che Mastro Bartolomeo insegnò cinquecento anni fa. È questo lo spirito che continuerà a guidare la sedicesima generazione e tutte quelle che verranno.
“La tradizione, se non si rinnova, muore. – chiosa Ugo Gussalli Beretta – Ma se viene compresa e reinterpretata, diventa futuro. La nostra azienda è il luogo dove passato e futuro si stringono la mano, e dove il lavoro continua a essere un atto d’amore per il Paese e per la dignità umana. Quando guardo i miei figli alla guida dell’impresa, sento che il cerchio si è compiuto. Il mio ruolo ora è vegliare, consigliare, custodire — non dirigere. Il tempo di chi appartiene a una generazione precedente diventa, prima o poi, il tempo del maestro, e poi del testimone. Come hanno fatto i nostri predecessori per cinque secoli, ogni passaggio ha portato, porta e porterà sempre un pezzo di chi c’è stato prima. È questa la più grande vittoria di ogni Capitano del Lavoro: sapere che la propria opera non finisce, ma continua, più forte, nelle mani di chi ama e rispetta lo stesso destino”.